Leggendo… Il Natale di Poirot
Dal momento che stiamo parlando di gialli, tanto vale iniziare con un’ammissione.
Ammetto di essermi messa alla lettura di “Il Natale di Poirot” al 70% come studente e al 30% come lettrice. Devo però anche ammettere che il giallo mi ha presa subito e ho finito per leggerlo come 90% lettrice e solo 10% studente!
Ma iniziamo dal principio.
Hercule Poirot’s Christmas è stato scritto da Agatha Christie e pubblicato in Inghilterra dalla Collins Crime Club nel 1939. In Italia diventa Il Natale di Poirot e viene pubblicato nel 1940.
Negli Stati Uniti esce con il titolo di Murder for Christmas, mentre in una successiva edizione diventa A Holiday for Murder.
Questa la copertina originale inglese (in alto invece l’attuale italiana in commercio):
Questa invece, brevemente, la trama:
“Quando il miliardario Simeon Lee invita inaspettatamente la sua famiglia a raccogliersi nella sua casa per Natale, il gesto è visto con sospetto da tutti gli ospiti. I rancori di una vita riemergono e a farne le spese è proprio l’anziano patriarca. Misteriosamente assassinato, in una stanza chiusa dall’interno, viene trovato dai membri della famiglia alla vigilia del giorno di Natale. I sospetti più inquietanti ricadono proprio su di essi, ma quale sarà mai il movente?”
Protagonista di questo giallo è il belga detective Hercule Poirot, ma ciò che fa di questo romanzo un vero classico del giallo è nientemeno che il mistero della stanza chiusa dall’interno.
Protagonista, ce lo dice anche il titolo, è anche il Natale:
“[…] a Natale impera lo spirito di buona volontà… lo sforzo di essere buoni e amabili crea un malessere che può riuscire in definitiva pericoloso. Chiudete le valvole di sicurezza del vostro contegno naturale, e presto o tardi la caldaia scoppierà provocando un disastro”.
A parlare in questo modo è proprio Poirot e, attraverso lui, la stessa Agatha Christie che, come molti altri scrittori di libri gialli, non ha saputo resistere alla tentazione di tingere di giallo (o forse sarebbe meglio dire di rosso) il periodo dell’anno per antonomasia carico di bontà o, sempre per citare Poirot , “[…] ipocrisia, a Natale, onorevole ipocrisia, senza dubbio, ipocrisia “pour le bon motif”, ma sempre ipocrisia.”
Dicevamo quindi del mistero della stanza chiusa a chiave dall’interno e il cadavere, da solo. Il cosiddetto delitto perfetto… o quasi. Ma non è ovviamente solo questo che rende “Il Natale di Poirot” un perfetto esempio di giallo classico in cui tutti gli schemi vengono rispettati: presentazione di tutti i personaggi, riunione di famiglia in un luogo isolato, preparazione del delitto con il venire alla luce degli antichi dissapori mai dimenticati, delitto di complicata attuazione, indagine del nostro Poirot che porta alla luce come tutti avessero un movente e l’occasione per uccidere la vittima, e infine risoluzione finale davanti a tutti con un colpo di scena inaspettato.
Gli indizi ci sono tutti, ma sfido chiunque a scoprire il colpevole. L’unica pecca, a mio avviso, forse è proprio questa. E’ quasi impossibile (io non ci sono riuscita, ma non posso parlare in assoluto) che il lettore riesca a giungere alla totale soluzione del mistero.
E per finire non manca la soluzione della stanza chiusa, geniale.
Stephen pensò, con disgusto:
«Che orribile paese… che orribile città!». Sempre la cosiddetta vittima e il colpevole!
Qualche altra nota degna di nota:
All’interno del romanzo è citato il commento di Lady MacBeth:
«Chi lo avrebbe detto, che il vecchio avesse tanto sangue »
e un passo della Bibbia:
«I mulini del Signore macinano lentamente »
Curioso come lo stesso passo sia nuovamente citato dalla Christie in “Polvere negli occhi” (1953) che sto leggendo in questi giorni.
Infine di “Il Natale di Poirot” è stata fatta una trasposizione cinematografica (o meglio televisiva) nel 1994 con David Suchet proprio nei panni del nostro Poirot. A voi il trailer:
E per finire, passiamo alle copertine, anche se in genere è ciò notiamo per primo in un libro, divenendo, in taluni casi, anche elemento determinante almeno per andare a vedere di cosa parla.
A voi la scelta, io senza ombra di dubbio preferisco quelle inglesi.