Autista dell’Atac
Camicia bianca e jeans. Niente di che stamattina… Soprattutto, niente di appariscente, ammesso che io abbia indossato qualche volta qualcosa del genere…
Una doccia la mattina e i capelli un po’ più a posto del solito. Tutto qui.
Arrivo indolente alla stazione Termini per prendere al capolinea il mio autobus che mi porterà al lavoro.
Passo tra la folla già impazzita a quest’ora del mattino. Non mi faccio coinvolgere. Voglio muovermi con calma, senza agitazioni ne’ ansie.
E così lascio passare un 217 troppo pieno e aspetto l’altro. Prima o poi arriverà.
Mentre aspetto, un autista sui cinquanta si avvicina e simpaticamente mi chiede: “Non è che le interessa un passaggio sul 40?”.
Rispondo gentilmente, ma ferma: “Direi proprio di no visto che vado da tutt’altra parte….”.
Peccato, mi dice. Il fare è simpatico, non offensivo, direi intelligente.
Mi sento di rispondere sulla stessa linea. “Non si preoccupi, basta guardarsi intorno. Signore che accetteranno il suo passaggio ne troverà…”
“Al tempo” mi risponde, quasi quasi offeso.
“Se a me la mattina mi dicono vai all’autosalone e prendi una vettura , io non prendo mica quella che mi capita. Io scelgo…”.
Ho sorriso. Era un complimento. Alle 8 del mattino. Meraviglioso.