Diario: 19/3
Che qualcosa avvenisse era già nell’aria.
Ormai comincio a riconoscere i segnali e non è possibile non credere alle coincidenze. Qualcosa di magico, nella vita, esiste davvero.
Tutto è cominciato dal lunedì.
Inizio la giornata affannosamente, con una stanchezza peggiore del venerdì precedente, quando si conclude un’intera settimana di lavoro.
Riesco a prendere navetta e treno per puro miracolo.
Si avvia così la giornata che già capisco un po’ fumosa, non razionale, perché…. non focalizzo.
“Cominciamo per gradi” mi dico. Dalle cose più facili, poi, via via, si vedrà.
E così porto a buon fine un paio di lavori, rimando un terzo, già in qualche modo approntato.
“Ma se vado avanti perderò il treno del ritorno…Meglio troncare“.
Ma la frittata è fatta.
Perdo l’autobus. Perdo il treno.
Alla stazione, circondata da persone impazzite che si incontrano, scontrano, sciamano da una parte e dall’altra, guardo i tabelloni degli orari alla ricerca di un’idea.
L’idea mi viene dal display che segnala la stazione “Albano”, una stazione possibile, che mi permetterà di rispettare il programma previsto nel pomeriggio.
Salgo su, avverto Claudia di venirmi a prendere. Salgo sollevata.
Nella busta tre libri nuovi, appena acquistati. La mia malattia.
E poi, l’incontro di qualche minuto prima alla cassa della libreria. Un compagno di università che mi aveva riconosciuto e mi aveva chiamata per nome senza esitazioni. Un evento che mi aveva messo allegria e ridato la fiducia in una giornata iniziata in maniera I N D E F I N I T A.
Da una certa pulizia delle carrozze dovevo già capire che qualcosa non andava.
“Però la linea per Albano non è una consuetudine”, mi dico. Mi immergo in una lettura attenta, assorta, concentrata.
Lo squillare del telefonino mi interrompe bruscamente. E’ Claudia. “Io sono qui che aspetto. Ma tu dove sei?”
Leggera perplessità. Poi dubbio. Poi certezza.
Il treno attraversava luoghi non familiari, totalmente estranei.
Liquido velocemente Claudia dicendole di stare tranquilla e che me la sarei cavata da sola.
Ma non avevo la più pallida idea di come avrei fatto.
La giornata però era incantevole. Tiepida. Un pomeriggio primaverile e in testa qualche accenno di te. Da allontanare.
Mentre medito sul da farsi osservo la campagna romana, le colline dei Castelli a bordo lago.
Una volpe attraversa velocemente la valle sottostante. Gli occhietti furtivi ispezionano da una parte all’altra del prato, attenti a qualsiasi, anche impercettibile, avvisaglia di pericolo.
Uno spettacolo.
Mi desto da questo sogno e cerco di riprendere la ragione. Un guizzo di logica è rimasto e intuisco che ho qualche possibilità di raggiungere casa scendendo alla prossima stazione.
Seguendo solo il mio istinto riesco ad azzeccare una serie di coincidenze e finalmente sono a casa con i miei figli.
Ma la nostalgia di te resta.
Laltrame
Un commento
Vicky
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