Imprevisti
Non è andata assolutamente come mi aspettavo!
Tanto per cominciare non sono riuscita a scoprire se la Ducati Streetfighter, parcheggiata ieri notte qui sotto, era del tipo dell’altro giorno. Notte, sì, perché alle due mi sono svegliata con il rumore della moto al minimo, mi sono affacciata alla finestra giusto in tempo per vedere il fanalino di coda sparire dietro il cancello. Avrà acceso il motore quando era già nei pressi del cancello… cavolo, è anche educato!
Per andare via a quell’ora, però, non è sicuramente il figlio della mia vicina!
A lavoro una mia collega è andata nel panico quando, per un imprevisto, si è resa conto che non sarebbe riuscita a consegnare il lavoro prima delle ferie! Il mio capo mi ha chiesto se potevo fermarmi per aiutarla. Come rifiutare? Mi ha guardata, mi ha sorriso e mi ha detto grazie.
Mi sono consolata pensando a due parole: esperienza e team! La mia collega da lunedì sarà in ferie.
Questo imprevisto mi ha fatto annullare il nuovo appuntamento che avevo con Marilù (la ragazza dell’aperitivo di ieri sera) e sono rimasta a lavoro fino a tardi. Ora, vorrei riuscire a non pensare a quello che è successo dopo. So che farei meglio a dimenticare questa brutta sensazione, ma non riesco proprio a smettere di pensarci. A nulla è valso distrarmi scrivendo della giornata e della Ducati, il mio pensiero torna sempre lì.
Erano quasi le dieci di sera. Ero salita in macchina, avevo messo in moto e acceso le luci. Una ventina di metri dietro di me, un’altra macchina accendeva i fari, l’ho vista dallo specchietto retrovisore mentre mi stavo immettendo nella strada. L’altra macchina aveva fatto lo stesso. Niente di strano, ma per un’appassionata di film come me, quella scena sapeva tanto da appostamento per non essere notata.
Ho girato a destra, ancora a destra, rotonda, due incroci, la statale… insomma, non potevo non farci caso: la macchina era sempre dietro di me, a una certa distanza, ma sempre dietro. Possibile fare davvero lo stesso tragitto?
La tensione salita di colpo alle stelle. Ok, calma, mi sono detta, avrei girato per la strada di casa e la macchina avrebbe proseguito dritto. Mi sarei fatta una bella risata!
Come no! Ha girato anche lei. L’ansia a mille. Che fare?
Il cancello automatico di casa era chiuso. Ancora non mi avevano consegnato il telecomando. L’avrei dovuto aprire manualmente, con la chiave, il che significava dover scendere dall’auto e… dannazione! Il cuore mi batteva a mille. Ho fermato la macchina a pochi metri dal cancello, l’auto dietro di me ha rallentato e io l’ho guardata proseguire di qualche metro per poi fermarsi. Panico!
Ero già con le chiusure automatiche inserite, ma se volevo uscire da quella situazione dovevo anche scendere per azionare manualmente l’apertura del cancello!
Poi, provvidenzialmente il cancello automatico si è aperto da solo. Non ci ho pensato un secondo: ho ingranato la prima e sono entrata, senza dare tempo a chi avesse aperto di uscire dal condominio. Mi sono fermata poco dopo il cancello, la macchina che mi aveva seguita è ripartita con le luci spente non appena il cancello si è richiuso.
Dopo aver parcheggiato, sono salita a casa di corsa e mi sono chiusa dentro. Il cuore batteva ancora forte.
Non potevo chiamare i miei, ero troppo agitata e loro avrebbero capito. Ho cercato di tranquillizzarmi e ho telefonato a mio fratello, ovviamente non gli ho raccontato niente, ma la sua voce già mi ha rassicurata. L’ho lasciata parlare, lui non ci ha fatto neanche caso e a me è andata bene così.