Diario: Giugno (pomeriggio afoso in metro)
Non è praticamente successo niente.
Uno scambio di frasi.
Nulla di più.
Ma io sono ancora sull’isola.
Per qualche attimo ancora.
Perché ho sentito
Un’ondata colpirmi,
un vento improvviso,
fresco, inaspettato,
che mi ha sollevato
e portato lontano.
Con te.
Solo nella mia immaginazione,
solo nella mia follia.
Ma in quelle poche parole,
quanto calore
ho avvertito,
quanta voglia di condividere un momento.
Uno solo.
Rubato a tutto il mondo.
Più fatico a trattenere,
a trattenermi,
più ci sono pensieri e sentimenti
che mi sfuggono
e che devo riacciuffare
ed imprigionare.
Devo riprendere il mio ruolo,
vestirmi di una maschera seria
e continuare nell’impegno di sempre.
Soprattutto contenere
questa follia,
allontanarla da me.
E viverla come un piccolo,
innocente segreto.
….
Ho preso una cotta.
E non voglio niente di più.
Voglio che sia
un purissimo pensiero,
uno spazio solo mio,
un’isola appunto,
dove io,
solo e soltanto io,
posso andare a rinfrescarmi.
E non voglio che nessuno lo sappia.
Neanche tu.