Diario: Racconto breve
Racconto breve.
Arrivò all’improvviso sotto forma di un sms.
Lo lesse e si sentì morire. Quello che aveva per anni immaginato, sognato, era lì, impresso su un ridottissimo e banale display di un cellulare.
“Credo…di amarti”.
Calore improvviso. Sudore, Poi freddo. Tremore. Tutto in una volta.
Un vortice. Una vertigine.
Immobile, ferma. Non riusciva ad essere padrona di neanche un’unghia del suo co…rpo.
Aveva impiegato anni. Non c’era riuscita affatto. Ma almeno aveva raggiunto un equilibrio.
Convivere con la sua follia era, tutto sommato, un bene.
Le permetteva lussi che ad altri non erano concessi: fantasia, creatività, immaginazione, calore, gioia di vivere, sfida, ottimismo.
Solo raramente provava un senso di malinconia infinita. Terribilmente affascinante. Elegante sensazione dell’essere.
Ora invece tutto era stravolto. Tutto tornava ad un incontro di tanti anni prima.
Lei dietro una insignificante e polverosa scrivania di un altrettanto insignificante e polverosa stanza di un decadente ufficio.
Lui apparso sulla porta, improvvisamente, in un giorno freddo di sole.
Alto, grande, gentile, e soprattutto perso.
Mentre si scambiavano richieste ed informazioni, gli occhi restavano fissi, le parole scorrevano e si perdevano nella stanza, aleggiavano tra loro come fumo di sigarette.
E tra le parole, la precisa sensazione che un evento avveniva al di sopra delle loro volontà.
Erano testimoni di un inizio.
L’inizio di…niente.
E di tutto.
Perché in questa loro “storia” nessuno dei due ha mai baciato l’altro, nessuno ha mai detto “ti amo” all’altro.
Niente di quello che normalmente avviene in una coppia, anche solo per un giorno o per un’ora, era avvenuto.
Ma erano stati sempre presenti l’uno all’altra.
Avevano seguito discretamente i loro momenti più importanti.
Avevano condiviso momenti grandi e piccoli della loro vita.
Anime vicine ed empatiche.
Lei però era andata oltre. Lo amava.
Ormai ne era certa.
Di un amore sicuramente idealizzato. Ma sempre amore.
Ogni tanto se ne liberava.
Ma poi ritornava puntuale, senza preavviso, di fronte a stupide banalità, ad improbabili corrispondenze di amorosi sensi. Sì, lei sapeva quando lui la stava pensando.
E di prove ne aveva avute tante.
Accadeva, a volte, che lo sognasse. Sogni sempre delicati, gentili.
Puntualmente, il giorno successivo arrivava un segnale da lui, segno inconfutabile che in qualche modo aveva pensato a lei.
Ma ora si trovava a leggere una frase “reale”, precisa. Dopo anni.
Perché?
Non capiva da dove venisse quel suono, prima fievole poi irritante.
Aprì gli occhi con fatica ed il cuore agitato.
La sua sveglia urlava il giorno appena nato.