Lei che…
L’hai voluta… sai quanto l’hai voluta!
L’hai voluta perché ormai ti era impossibile farne a meno, perché da quando l’hai conosciuta non sei più riuscito a togliertela dalla testa. Per lei sei stato capace di rinunciare a tutto, niente ha avuto più valore paragonato a lei. Hai fatto a meno di ogni cosa, ma se lei avesse voluto di più, sai, come ormai lo so anch’io, che l’avresti accontentata, senza ripensamenti, senza esitazioni, perché lei, lei…
Lei, bella, dolce… così candida, il tuo grande pensiero, il solo. Ti dicevo di lei il contrario, ricordi? Ma tu mi rispondevi che era solo perché non l’avevo mai conosciuta. E gli altri allora? Certo, dicevi che come me si accontentavano di quello che si diceva di lei, senza saperne veramente nulla.
Purtroppo però devo ammettere che l’hai amata, accettandone anche i difetti che riuscivi a vedere solo quando ne eri lontano. Mi hai confessato di averla conosciuta per caso, quando per te ero io a essere lontana, ma hai capito subito che saresti stato suo. Ti era già entrata nel sangue. E poi pian piano ti ha trasformato, reso una persona diversa, ti ha cambiato la vita. Ma l’ha cambiata anche a me.
Cosa devo dire io che ho avuto la sfortuna di conoscerti prima? Di innamorarmi di un ragazzo completamente differente da quello che sei diventato attaccandoti a lei? Forse ti sei dimenticato, sicuramente ti ha convinto che sei molto meglio ora e tu… tu le hai creduto. Certo, i suoi metodi sono stati persuasivi e qualche volta, quando la rabbia mi pervade, vorrei urlarle in faccia com’eri, anche se so già che riderebbe di me e forse a buon ragione, perché sono rimasta solo io a ricordare.
E a me? Mi hai amato? Sì, lo so, mi hai amato. Ma alla fine hai fatto una scelta e la tua scelta ha escluso me. E’ logico quindi pensare che tu abbia amato più lei, abbasso il capo e dico va bene. Forse ci hai solo amate entrambe, lei più di me… di un amore diverso.
Pensi che stia parlando così perché mi sono sentita tradita? Hai ragione, mi sono sentita tradita, sono stata tradita e non solo. Il tuo è stato un tradimento strano, completo, difficile da capire e d’accettare. L’ho mai fatto? Be’, l’ho dovuto fare e sottolineo dovuto, anche se c’è voluto parecchio tempo e ancora adesso, quando ci penso… è un peso sul cuore.
Come in ogni tradimento che si rispetti, sono stata l’ultima a saperlo, mi è di consolazione il pensiero che non ti stavi divertendo alle mie spalle. Era un affare serio, forse da principio preso sottogamba, ma sapevi già che mi avrebbe fatto soffrire e quindi hai cercato di mantenere segreta più a lungo possibile la tua doppia vita. Poi, quando l’ho scoperta… una sola parola mi viene in mente ripensando a quel giorno: inabissarsi. Ho visto in un solo istante la nostra vita insieme, la tua vita e la mia vita, colare a picco. Una premonizione che forse avrei dovuto accettare immediatamente, come una partita di calcio persa al “golden goal”. E invece no, non è andata così, c’è stata la lotta e la speranza e l’illusione e il dolore e la caparbietà e le suppliche e le minacce… e la fine.
Certo, è naturale che la considerassi la mia nemica, ma anche su questo ho sempre sbagliato e alla fine sono stata costretta a ricredermi. Era peggio di un nemico. Un nemico è qualcuno con cui si può combattere, con cui ci si può confrontare, si può usare intelligenza, bellezza, carattere, sesso… Come potevo combattere con lei, così astratta eppure così presente per te, per me e poi anche fra noi? Non perché fosse più grande di me, anche se in fondo lo è stata, lo devo ammettere, ma semplicemente perché come un richiamo, come un’ombra nei tuoi occhi, ha fatto diventare me una persona impotente.
Sono delusa, amareggiata e certo, anche arrabbiata, ma solo con te. E lei? L’ho odiata? A che sarebbe servito odiarla, sei tu che la cercavi e la volevi e l’avevi. La sua colpa? Quella di esistere, di essere dolce, di essere lei. Ma forse la sua colpa è solo la sua forza che poi è la tua debolezza. La cosa più assurda è che lei ti trasmetteva veramente la sua forza, artificiale e temporanea, ma eri un uomo solo dopo essere stato con lei.
Anomalo il suo potere, bizzarro, da trasformare le canzoni in altre canzoni che tuttora non riesco ad ascoltare senza vederci sempre dietro lei. Lei che la puoi chiamare come vuoi, col suo nome che è solo un bluff, oppure con quello inventato da te, che è come una stazione e un treno che non partirà mai. Io non so darle un nome, neanche voglio darglielo, per me resterà sempre unicamente la tua lei che…
Mi è impossibile dimenticare e anche se le ferite si sono rimarginate, rimangono pur sempre le cicatrici che, certo, sono in grado di nascondere, ma che comunque mi hanno rovinato la pelle ed è difficile stare al sole con quelle addosso. Ma questo tu non lo sai, o forse non vuoi saperlo, perché credo sia più complicato riconoscerlo per te di quanto lo sia stato per me. Se solo riuscissi a vedere il passato, oppure oggi il presente, se solo ti fossero dati dei buoni occhiali, sono certa che ne rimarresti annientato. Capiresti, per la prima volta e tutto d’un colpo, il male fatto a me, ai tuoi familiari, ai tuoi pochi veri amici abbandonati, ma soprattutto quello che hai fatto a te stesso, cosa ti sei negato e cosa non sarai più.
Il fatto che qualche volta hai provato a lasciarla, non mi è di grande consolazione. A volte ancora mi dico: ha tentato e un po’ ti giustifico. Ma poi ci sono i fatti che smentiscono anche quest’ultimo alibi. Lei è più di te e di me, lo so, il suo richiamo è irresistibile, come il canto delle sirene per i marinai nelle antiche leggende. Per non spezzare quel canto il tuo nome è stato bugiardo, impostore, truffatore, disertore… in ogni maniera ho avuto occasione di vederti. Mi hai costretta ad amarti lo stesso e sinceramente non so quali armi hai usato, come ci sei riuscito e come alla fine hai fatto a perdermi.
Adesso mi chiedo solo perché è dovuto durare così a lungo, perché non hai deciso subito tu per me, che ne sapevi di più. Perché non me lo hai mai detto chiaramente, non mi hai detto lascia stare ed hai atteso che sia stata io a preparare le valige e a raccogliere quel poco che restava di me e di noi e andare via.
Di tragico c’è che ti ho lasciato io, ma solo materialmente perché sei stato tu a farlo diverso tempo prima. Di reale c’è che siamo stati entrambi a perdere.
Del ragazzo che amavo è rimasta solo la sensazione un po’ amara nel sogno che si dissolve e quando ancora di notte ti incontro e trovo i tuoi familiari gesti, così nitidi, mi vengono in mente mille parole da dirti e ti guardo negli occhi, sperando di non scorgere più traccia di lei. Però rimango in silenzio, senza permetterti di voltarmi nuovamente le spalle, me ne vado perché voglio essere io a tornare sulla mia strada, quella di adesso. Ora lo so che non c’è più niente da dire e più niente da capire.
Queste mie parole non sono un patetico tentativo, una leggera speranza e neanche un’ultima dichiarazione d’amore. Quello che chiamavo amore si è disperso nel vento, è andato lontano. Sono parole che dimostrano solo il punto, il risultato, la riga tracciata per tirare la somma e mettere fine all’operazione. Non mi chiedo mai cosa farei se tu tornassi, se tu venissi da me finalmente libero e con promesse, parole, con lacrime e con sorrisi. Non faccio mai questi pensieri, perché tornare vuol dire solo essere andati via e le distanze restano distanze e le gioie non vanno comprate con le ferite.
E ora, che sono passati degli anni e a volte succede senza preavviso che l’orologio perde un colpo e tu, mio lontano amore, mi torni in mente… non posso che chiudere gli occhi ed aspettare che l’istante passi via.
StellaRobi