Occhi azzurri
Giovedì scorso. Treno per Colle Maggio. Mi siedo e mi immergo nel mio studio sulle… relazioni tra i dati. Troppo tardi mi accorgo che la mia fermata è già arrivata. Il treno è fermo ma le porte sono già bloccate, tutti i passeggeri già scesi.
Corro fino alla prima vettura, nella speranza di fare un cenno al capotreno…ma il treno riparte e io non so quello che mi aspetta.
Passo in rassegna tutte le opzioni possibili: la telefonata a casa e Paolo incazzato che mi viene a prendere, l’attesa di un pullman ad una fermata sperduta nella campagna laziale, l’autostop….Esprimo tutto questo in un conciso ed agitato “E ora che faccio?” ad uno che mi stava davanti perplesso.
Lui, gentilissimo, mi tranquillizza. Non c’è problema, scende alla prossima, è l’ora di punta mi dice, troverà sicuramente un altro treno.
No, non è possibile rispondo un po’ cafonamente. E se devo aspettare più di un’ora? Quanto è a piedi da qui a Colle Maggio? Dov’è la fermata del pullman? Quasi quasi faccio l’autostop….Certo, non è molto sicuro come mezzo….
Beh, se si fida posso darle un passaggio…
Alzo lo sguardo ora, per la prima volta. La faccia mi sembra rassicurante ma la mia espressione tradisce la mia poca convinzione.
Lui intuisce al volo…
“Guardi, ho anche il certificato antimafia che ho dovuto fare per motivi di lavoro…Se vuole glielo faccio vedere….”
Oddio, l’antimafia mi sembra esagerato…E poi che significa? Che c’entra l’antimafia con uno che, se vuole, ti può fare la festa come e quanto gli pare?
Scendiamo dal treno.
L’aspetto della stazione è desolante. Manco il passaggio pedonale c’è: bisogna fare la gimcana tra le rotaie…
Cerco il tabellone con gli orari…Fantascienza.
Occhi in terra dico: “Beh, io approfitterei del passaggio e della sua cortesia…”. Mi sentivo morire: un po’ per timidezza, un po’ per l’azzardo…
Salgo in macchina e per nascondere il disagio parlo frettolosamente dei treni, del parcheggio ben organizzato, della loro stazione rispetto alla nostra…Mi risponde, gli rispondo…
Devo dire qualcosa di divertente perchè sorride a qualcosa che ho appena detto…Sempre guardando da un’altra parte.
Mi porta fino alla mia macchina, posteggiata letteralmente “in culo a un cane” e, pertanto, non di strada. Apro la portiera e me ne sto già andando salutando con un grazie, sempre guardando in terra, quando mi sorprende allungando verso di me la sua mano e dicendomi: “Io comunque sono Alessandro”.
Alzo finalmente gli occhi e allungo la mia mano per stringere la sua.
Incontro due occhi azzurri fantastici, un sorriso rassicurante e stanco.
Mi sento arrossire. “Io … Anna Laura”.
Chiudo la portiera.
Mi giro.
Vado a prendere la mia macchina.
E un sorriso mi si stampa sul viso.
Il viaggio di ritorno verso casa è meno pesante, meno solitario. Il tramonto più luminoso.
E’ come se avessi bevuto un bicchiere di buon vino rosso. Un Chianti.
Fa bene alla salute.