GabBiani
C’era una volta un’isola che si chiamava “Dove Sono?” perchè non sapeva neanche lei dove si trovasse. Naturalmente in mezzo al mare, ma dove? Sperduta in quale oceano? Di certo in un mare del nord perché faceva freddo e tirava sempre vento, ma a quale longitudine? Difficile saperlo, nessun uomo aveva mai posato piede sulla sua superficie e perciò “Dove Sono?” era come se non esistesse. Avrebbe anche potuto chiamarsi “Ma Sono?” perché se una cosa nessuno la conosce è un po’ come se non ci fosse. “Dove Sono?” però esisteva, era un puntino e non aveva nulla di speciale. Uno scoglio, due gabbiani e le onde che infrangevano la roccia.
I gabbiani si chiamavano Biani e Gab, un maschio e una femmina, entrambi bianchi. Nessun segno di riconoscimento, perfettamente adatti per il luogo in cui vivevano.
Ma Gab se ne voleva andare e tormentava Biani giorno e notte. Voliamo da un altra parte, qui non c’è niente per noi e io non lo sopporto più! Ma Biani faceva finta di non sentirla e continuava a volare in circolo sicuro che lei non se ne sarebbe mai andata senza di lui che, in un certo qual modo, approfittava del suo amore.
Un giorno però Gab si stancò realmente, diede l’ultimatum a Biani che, ancora una volta, fece finta di niente. Gab allora si posò sulla sommità dello scoglio guardò Biani e poi la linea dell’orizzonte. Non pensandoci oltre spiccò il volo e sparì lontana, senza voltarsi mai indietro.
Così Biani, ancora incredulo, si ritrovò da solo nell’isola di “Dove Sono?” All’inizio si aggrappò all’illusione che fosse stato solo un bluff, scrutò il cielo alla ricerca di lei e quando l’ultima speranza di vederla tornare svanì, rimpianse di non averle dato ascolto e aver sottovalutato le sue intenzioni. Ma neanche per un attimo fu tentato di lasciare l’isola. Maledisse Gab e anche “Dove Sono?” pensando che se quello scoglio avesse avuto qualcosa di più da offrire, lei non se ne sarebbe mai andata. Eppure lui si trovava bene lì, che bisogno c’era di avere i suoi simili intorno? Litigare per il cibo, dividere con gli altri quello che poteva avere tutto per sé… Ora però era davvero tutto suo e stranamente non sapeva più cosa farsene.
E’ la mia isola, si ripeteva, e io ne sono il Re! Ma un Re senza Regina, senza sudditi, amici e consiglieri, in una terra di cui tutti ne ignorano l’esistenza, si può dire realmente Re? E se gli fosse accaduto qualcosa? Cosa sarebbe successo quando sarebbe morto? Accidenti, non aveva neanche un erede a cui lasciare “Dove Sono?” Nonostante tutto, continuava a non volerla abbandonare: che ne sarebbe stato dell’isola? Fin tanto che vi rimaneva, era come se lo scoglio in qualche modo vivesse. Poteva anche darsi che dopo la sua partenza sarebbe arrivato qualche d’un altro, ma sarebbe stato tenace come lui? L’avrebbe amata anche se era un puntino in mezzo all’oceano? Se ne sarebbe andato dopo un giorno, una settimana o addirittura un’ora?
Passò così un anno e di Gab neanche l’ombra.
Per Biani passò lento come un secolo, stanco di quella solitudine e di quel freddo che si faceva sempre più tagliente ora che non c’era nessuno con cui affrontarlo. Era anche dimagrito, ma in fondo non gliene importava niente. Ogni tanto cambiava idea: programmava la partenza, si riposava per essere in forze per compiere la traversata e si incoraggiava pensando che avrebbe trovato subito Gab, gliene avrebbe dette di tutti i colori per come l’aveva abbandonato e poi, però, l’avrebbe anche perdonata e avrebbe fatto tutto quello che lei voleva.
Ma puntualmente all’alba, quando i primi raggi di sole venivano a schiarire “Dove Sono?”, lui rimaneva appollaiato sulla sommità dello scoglio, nel punto esatto dove si era posata Gab prima di partire, e gli mancava la forza e la voglia di compiere quel gesto. Sono come l’isola, si diceva lanciando un grido stridulo al vento, nessuno mi troverà mai: è questo il mio destino…
Poi venne una notte che il vento si calmò, le onde si acquietarono e tutto rimase immobile, come se il tempo si fosse fermato. All’improvviso un bagliore nel buio, una striscia lucente si delineò e il suo splendore fu talmente grande che riuscì a spezzare quella trappola. Biani sentì un desiderio prepotente da dover soddisfare immediatamente. Condivisione. Avrebbe voluto condividere una simile bellezza, l’emozione suscitata da una semplice stella cadente, con la sua Gab, goderne al fianco di lei… altrimenti era come se la stella non fosse mai venuta giù, come l’isola “Dove Sono?” e come un Re che non era Re.
Fu così che Biani si diede lo slancio e aprì le ali. Istintivamente e senza più nessun ripensamento spiccò il volo e si lasciò guidare dalla scia della stella, verso un luogo solo a lui sconosciuto, dove finalmente lui e la sua amata sarebbero tornati ad essere GabBiani.
StellaRobi