Parole che parlano d’Amore (2p)
…2° parte di Parole che parlano d’Amore
“Dicevamo che grazie a Rabbi Aqibà il Cantico dei Cantici è entrato nella Bibbia, con imbarazzo della Chiesa ma per nostra gioia dal momento che possiamo “goderne”, e non a caso uso questa parola, egli dirà “il mondo intero non vale il giorno in cui è stato dato ad Israele il Cantico dei Cantici, perché tutte le scritture sono Sante, ma il Cantico dei Cantici è il Santo dei Santi, cioè Santissimo”!
Come accennato per circa 2000 anni il libro è stato letto a senso unico quello dell’amore tra Dio e il Suo Popolo e solo nella metà di questo secolo si è iniziato a comprenderne il senso letterale dell’amore tra un uomo e una donna. Ci sarà un motivo! Il motivo è che è difficile parlare dell’amore umano, più facile è parlare dell’amore divino. Anche se la letteratura sull’amore è tanta e tutto intorno a noi proclama e urla l’amore, raramente si parla di amore autentico: sensuale e tenero, ardente e soave al tempo stesso come quello qui raccontato.
L’amore del Cantico non è un amore platonico, tra due spiriti “puri” o che si purificano staccandosi dal corpo, non si tratta neanche di solo appetito carnale anche se mantiene un intenso realismo corporeo perchè quando due persone sono profondamente unite anche la sensualità ed il sesso sono parti integranti dei loro sentimenti.
E tornando al commento di Enzo Bianchi si può dire che questa “Storia” si divide in tre movimenti:
Nascita dell’amore: il primo passo è il ‘desiderio’ verso l’altro, che si distingue dal ‘bisogno’ dell’altro del ‘tutto e subito’, è l’esperienza dell’attesa di qualcosa di appagante in un crescendo di meraviglia e stupore. Da qui l’incanto del primo contatto nel ‘bacio’: in quel ‘mi baci con i baci della tua bocca’ scopriamo il gusto del trovarsi faccia a faccia, di incontrarsi nello sguardo e nella reciprocità del desiderio dell’altro ‘vieni…usciamo nei campi… là ti darò le mie carezze’, fino ad accendere l’immaginazione verso un’esperienza più totalizzante che coinvolge tutti i sensi ‘chiamami, attirami col profumo del tuo corpo’ e ancora ‘profumo che si spande è il tuo nome’, la traduzione non rende la musicalità di queste parole d’amore, essa gioca sull’assonanza fra il termine shem, che vuol dire «nome», e il termine shemen, che significa «profumo». Il solo nome dell’amato riempie l’aria di profumo, che la inebria.
Tutto questo ci arriva in forma di dialogo: i due innamorati si parlano. L’amore umano è pieno proprio quando è parlato, quando la comunicazione del corpo è accompagnata dalla parola, il linguaggio permette la contemplazione dell’altro e nel ritardare l’unione fisica rende il desiderio più forte. È interessante notare che a pronunciare il maggior numero di parole sia la donna a cui si riconosce una naturale attitudine alla percezione e alla comunicazione dell’amore: “il mio amato è per me e io per lui”…
…e poi l’esilio e poi il trionfo dell’AMORE!”
Jewel